Cappuccio e Cornetto

Cappuccio e Cornetto

1/22/2014

Nido, si ricomincia.









































A settembre 2010 Gnoma aveva dato il via alla sua avventura scolastica, iniziando il nido. Una struttura meravigliosa, curata, seguita; una maestra affezionata che anche oggi ci chiama e ci viene a trovare. Iniziative, concerti, gite, un orto, un giardino, una cucina così buona che avevo chiesto un corso con la loro cuoca. Un gruppo di bimbi affiatati e mamme in gamba, una bella stagione di vita insomma. La Gnoma ha sempre amato quel posto, persino durante l'inserimento non ha dato segni di dispiacere o perplessità, tranne un paio di mattine dopo due settimane. Entrava al nido alle 8.30 col papà, e io andavo a prenderla alle 17.15. Due anni, così. Intensi, piacevoli, un bellissimo ricordo, un percorso formativo per lei e per noi, una base solida e amorevole che ha permesso alla Gnoma di lanciarsi con fiducia nella materna, una giungla al confronto.
Avrei voluto iscrivere Minignoma nello stesso posto. Sarebbe stata una garanzia, per me. Ma con la seconda figlia è sempre, comunque, tutto diverso. E' diversa lei, siamo diversi noi, sono diversi ritmi e esigenze.
E così oggi vado a conoscere le maestre che da settimana prossima si prenderanno cura di Minignoma e la accompagneranno in questi mesi e anni così pieni, così emozionanti, così ricchi di scoperte, conquiste, crescite vertiginose.
Ho scelto un posto vicino alla scuola di Gnoma, così potranno andare e tornare insieme. Sarà più semplice per loro, e Minignoma dovrà stare al nido meno tempo, uscendo quando esce la sorella. Ho scelto un posto con un giardino. Con una sezione lattanti separata dalle altre. Con una cucina interna, con la zona pranzo separata dalla zona nanna. Ho scelto un posto di cui le mamme della zona (tutte tranne una a dire il vero, ma per la statistica ci sta!) mi hanno parlato bene. Un nido aperto da anni. Ho scelto quello che mi è sembrata la soluzione migliore, per tutelare lei e anche l'equilibrio familiare.
Ora però ci siamo. Ora vedrò quelle due donne che abbracceranno, cambieranno, addormenteranno e nutriranno mia figlia. E sono nervosa, emozionata. Prego perché siano brave persone, perché amino mia figlia, perché sappiano mantenere la calma in ogni momento, perché sappiano proteggerla e consolarla. Prego perché possa fidarmi di loro.
Spero di essere una mamma in grado di accompagnare con serenità e forza mia figlia in questo passaggio. Con Gnoma so di averlo fatto. Sono sicura che la mia tranquillità sia stata la sua ancora più forte. E spero che succeda ancora, oggi. E perché succeda ho bisogno di affidarmi a queste due donne, che tra qualche ora vedrò.

In questi momenti penso sempre a Ilaria. A quello che è successo a lei e a suo figlio. 
Al suo dolore e alla sua forza. Al gigantesco atto di amore che è stato condividere la sua storia, metterci la faccia e aiutare altre persone. 
Ilaria che ieri era su La7, a raccontare, di nuovo, a informare, a prevenire. 
Penso a lei, e prego. 
Prego perché ci sia giustizia, prego perché non accada di nuovo, 
prego perché vorrei poter dire alle mie figlie che i mostri non ci sono, 
e se per caso arrivano in questo mondo vengono sempre puniti duramente, 
così i buoni possono continuare a vivere felici e contenti. 
Prego perché i genitori di Mattia possano tornare a respirare. 
Perché tutti sappiano cos'hanno fatto al loro bimbo. 
Prego perché pregare è un arma potente, se unita al fare e al raccontare. 
Prego perché se si sa, si osserva. Se si osserva si può informare. 
Se si informa si può fermare. 
E questi orrori devono, devono, devono essere fermati. 
Perché il mondo non è di questi abominevoli esseri malvagi. 
Il mondo è di chi combatte e lotta per la verità.
Il mondo è dei bambini.
Grazie Ilaria.




















1/20/2014

Quelle giornate così, un po' g.d.m.


E niente, poi arrivano quelle giornate un po' così. Un po' grigie, umide, molto invernali, molto casalinghe. Con poca poesia e molta fatica.
Quelle giornate in cui sembra che i bimbi degli altri dormano sempre, con facilità, per ore e ore e ore, senza mai svegliarsi girarsi chiamarti piangere volere sdraiarsi non con te, ma su di te.
Quelle giornate in cui le altre mamme ti sembrano organizzatissime, e tu ti senti un fallimento perché non riesci non dico ad andare al cinema o al ristorante, ma neanche a guardare MySky sul divano con tuo marito per una decina di minuti.
In cui il disordine in casa ti rincorre e gioca a bubusettete presentandosi all'improvviso sotto i tuoi occhi. In cui le pareti ti mostrano segni neri che avevi rimosso dalla coscienza.
Giorni in cui i tuoi capelli svengono sulla tua testa cercando di somigliare a quegli spinaci che stai lessando, in pigiama, in una delle rappresentazioni di te stessa meno invitanti in assoluto.
Giorni in cui non sei spiritosa né particolarmente intelligente. In cui l'unico posto in cui vorresti stare è in quella conca sul divano che comunque pure lui, oggi, cigola più del solito. In cui le telefonate sono un peso e la tuta uno stato dell'anima.
Giorni in cui nella tua camera da letto si sente un rumore ciclico, sordo, costante ogni 20 secondi, che ti regala una veglia gratis dalle 3.30 alle 5 senza neanche una gnoma malata o in cerca di coccole a dare un senso a quegli occhi spalancati.
Giorni che non possono che essere in questo periodo qui, quel gennaio con le vacanze ancora troppo lontane, il sole in esilio, e troppe cose da fare e organizzare. Questo periodo così, che ti vede per lo più a carponi a rincorrere una quasi novemesenne che scopre il mondo con tutta se stessa, cranio e nuca comprese, o bipede ma a gambe incrociate a giocare a interminabili poteredellafiammadelfluidodellanaturatecnologicamusicante che anche le Winx, volendo, possono essere uno stato dell'anima, soprattutto a quattro anni.
Giorni in cui Mrs Hyde diventa la padrona del palcoscenico, e Dottoressa Jeckyll non può far altro che sfogarsi sul suo blogghettino e googlare qualche ameno luogo di vacanza sognando il mare.
Quelle giornate un po' così, un po' de merde, che il francese è sempre chic.

1/14/2014

Imperfetta ma anche no. La mia fashion week.

Ogni volta, mi succede. Da dieci anni abbondanti, che non è proprio pochissimo. Ogni volta che inizia la settimana della moda mi chiedo cosa c'entro io, alla fin fine. Mi immagino queste giovani ragazze tutte in tiro, che magari hanno il loro fescionblog e che sanno sempre cosa mettere per essere di tendenza. Che conoscono i brand che spopoleranno tra qualche mese, che fanno la fila per saldi e limited edition, che ritagliano i loro look preferiti dai magazine internazionali e si fanno le selfie in ascensore anche in tuta che tanto sono sempre cool. Me le immagino magre, col capello lungo e lucido, curato, con un makeup naturale e impeccabile. Mi immagino quanto vorrebbero lavorare in un'azienda come la mia: fashion weeks, bei prodotti, le stagioni, le campagne, le cover. Hanno ragione, si appassionerebbero. Non so per quanto eh, che ogni lavoro perde la sua poesia dopo un paio di annate di dejavu, ma insomma avrebbero pane per i loro denti e immagini per i loro social.
Poi ci sono io. Mamma di due figlie di cui una ottomesenne che gattona quindi mi strema di giorno e che sta mettendo i denti, credo 20 tutti insieme visto che di notte rogna ogni paio d'ore e quindi mi strema anche di notte. Io che non sono mai stata quella con le gambe lunghe e secche, al massimo quella col bel sorriso. Io che amo sentirmi carina ma faccio shopping saltuariamente e solo se con una congiunzione astrale ed emotiva favorevole. Io che corro dalla mattina alla sera e che ho la borsa con calzini, fazzoletti, leccalecca, agenda e cellulari, e quintali di scontrini forse qualcuno anche in lire. Io che mi trucco sempre uguale. Io che mi lascio ispirare dalle emozioni e non dalle mode. Io che a volte sono impeccabile e a volte tutta da rifare. Io che mi sento un pesce fuor d'acqua in mezzo a tutti quei dettagli giusti al posto giusto. Io che ho sempre troppo da fare e troppo da dire, che non so tacere e fare la misteriosa, io che sono disordinata e appassionata.
Io che non mi ricordo visi e nomi, che le pr non le so fare a meno che non si tratti di marito, parenti o amici.
Ecco, io in queste occasioni proprio mi sento non adatta. Imperfetta e inadatta. Però poi sento l'adrenalina delle cose da fare. La voglia di farle bene. La passione per quelle piccolezze che fanno la differenza. L'occhio allenato. Sento l'esperienza e anche forse la capacità, perché no.
E allora penso che va bene così. Che lascio che la front row la popoli qualcun altro, qualcuno in grado di mantenere la piega del capello e il blush sulle guance. Io mi tengo le dita sul blackberry, le telefonate, le mail, i pensieri veloci e l'ansietta che ti fa correre. Mi tengo il backstage, e vado a dormire stanca, stanchissima, ma con la sensazione di aver fatto qualcosa, di non essere stata a guardare.

1/09/2014

Non facile. Ma.



Ristorante Terredacqua, Roma.

Non è facile. Non è facile rientrare dalle vacanze, rimettere in ordine valigie e pensieri, non è facile rimanere al passo delle crescite velocissime delle Gnome e non è facile tenere i ritmi del lavoro che non ha molto interesse al tuo stato di famiglia.
Non è facile, ma non è per forza brutto. O impossibile. Anzi.
Riaprire la porta di casa e ritrovarla accogliente e ordinata, pronta a subire lo tsunami di giochi vestiti riviste piatti etc. che quotidianamente la riempie. Trovarla non rapinata, che niente non è e che è sempre il mio primo pensiero quando giro la chiave nella toppa dopo un'assenza - visto che c'è già successo due volte e non c'è più niente da rubare ma è comunque un'esperienza brutterrima. Dormire di nuovo nel proprio letto. Vedere la gioia delle Gnome nel riprendersi i propri spazi, e scoprire che la Minignoma ha già capito che questa è casa sua, e sentirsi felici.
Iniziare l'agenda nuova e riempirla di buoni propositi, iniziando da un po' di ordine mentale e fisico.
Sentirsi capaci di affrontare tutto, che è un po' vero e un po' no ma darsi fiducia, almeno.
Vedere la Minignoma gattonare dovunque, soprattutto dove c'è un pericolo, e sentire una minuscola fitta al cuore perché una fase è già finita: ora si muove, indica, si sposta. Cresce, moltissimo.
Vedere la Gnoma ritrovare i suoi amici, giocarci e fare la sbruffona, e sentire un'altra minuscola fitta al cuore perché una fase è già finita: ora ha il suo mondo, sia reale che di fantasia, e decide lei quando aprirlo a me e quando no. Cosa raccontare, come giudicare, da che parte stare. Cresce, moltissimo.
Non è facile superare le notti burrascose perché la Minignoma si sveglia n volte e non capisci perché. E anche se si riaddormenta tu sei comunque il ritratto della tortura da sonno interrotto e potresti confessare qualunque cosa in qualunque lingua. Non è facile metterle insieme a giornate di attività da adulti, ma si fa, per forza. Grazie a caffè e buona volontà e quella segreta certezza che prima o poi torneremo a dormire. Fosse anche tra dieci anni, ma succederà.
Non è facile rientrare alla vigilia della settimana della moda in un'azienda di moda. Tollerare gli scleri, le isterie, le facce tirate e le facce pettegole. Riuscire a fare tutto con l'orario corto, andar via alle 15 senza sentirsi in colpa e senza tirarsi dietro quintalate di lavoro. Non è facile ma se si salta la pausa pranzo, si rinuncia ai saldi e non si scrive sul blog per settimane si può.
Insomma c'è poco, di facile. Ma quello in generale e sempre, direi. Quindi quello che ho deciso, per quest'anno, è di provare almeno di assumermi la difficoltà e di beffarla con un sorriso, digerirla con un buon cappuccino e far finta di niente. Fare tutto quello che posso, e il resto pace. Non è facile, ma chissenefrega. Tutto si può fare. Tutto.





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