Cappuccio e Cornetto

Cappuccio e Cornetto

11/15/2013

Ci siamo.

Ci siamo.
È arrivato il compleanno della Gnoma, che avevo fissato come spartiacque.
Una Gnoma quattrenne. Una Gnoma che non è più una bimba, ma una bambina sulla strada per essere una ragazzina. Una differenza abissale insomma. Non è più quel fagotto pacioccoso con la voce arrotondata che scambiava le sillabe e a cui si poteva nascondere qualcosa. Ora è una fanciullina alta e dai muscoli scattanti, che balla seguendo il ritmo, che si perde nei suoi pensieri e nei suoi giochi. È il bocciolo della donna che sarà, e si vede. Ride con entusiasmo, adora le sue amiche, si emoziona e si intimidisce. Scopre il mondo chiedendo informazioni sulle zone d'ombra che scorge. Tipo che ieri mi ha chiesto se il Nonno M. e la nonna V. sono stati fidanzati, una volta: scoprire le famiglie allargate attraverso i suoi occhi, e colorarle insieme di normalità.
È ancora un esserino coccoloso e ha ancora quel profumo adorabile dietro il collo. Ha ancora bisogno di noi, perché noi di lei ormai per sempre. Ci rimane ancora male per un rimprovero o per qualcosa che non capisce. Ma chiede, contratta, riflette, e soprattutto ricorda. Ricorda tutto con precisione scientifica. Cosa per la quale ho la certezza che con lei babbinatali, befane e simili dureranno solo fino a quando lei avrà voglia di farli durare. È una splendida e affettuosa sorella grande, cui ogni tanto si velano gli occhi ma a cui cerchiamo di dimostrare ogni giorno che la amiamo sempre e ancora e sempre di più, perché è lei e perché è esattamente così. La nostra Gnoma sensibile e dolce e ironica. La nostra bimba grande.

Mesi fa avevo deciso che avrei aspettato il suo compleanno, che è in qualche modo anche il mio che con lei sono nata mamma e donna adulta davvero, per tornare in ufficio.

E così devo arrendermi all'evidenza dei fatti.
Dopo la torta, dopo i regali, dopo il nonno di 96 anni che prende il treno e viene anche lui a festeggiare, dopo lo scrub termale e dopo il massaggio di un'ora, dopo aver smesso di allattare quell'esserino meraviglioso, chiacchierone e ultimamente insonne che è la Minignoma, dopo aver iniziato pappe, plasmon e croste di pane, dopo aver comprato due vestiti nuovi, l'abbonamento alla metro e aggiornato l'agenda, dopo tutto questo mi devo arrendere, rassegnare, smettere di far finta di nulla.
Quello che mi aspetta è l'ultimo weekend di maternità. Lunedì mattina torno in ufficio, e la famiglia gnomica dovrà assestarsi su nuovi ritmi, nuove abitudini e nuovi orari. Mi consolo solo pensando al Natale che arriva, e al fatto che le vagonate di amore che sento nel cuore quando le guardo, quelle due ex abitanti della mia pancia, quelle vagonate lì non temono orari, distanze o ostacoli. Quelle vagonate lì sono più forti di tutto, anche delle mie ansie.

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