Cappuccio e Cornetto

Cappuccio e Cornetto

11/30/2011

Il sottile confine tra entusiasmo e scemenza

E' sempre così. Mi basta sempre poco, e solitamente del futile, per risollevare l'umore.
Per esempio, ieri: bella giornata, bella serata, belle sensazioni, belle parole, bei baci, bello tutto.
Poi una nottata agitata, una sveglia assonnata, le prime cose del mattino che non funzionano e mi inversano contro la mia volontà perchè io isterica sono insopportabile anche a me stessa.
Arrivo in ufficio corrucciata e malmostosa quand'ecco (come dice la favola di Cenerentola quando appare Fata Smemorina*) che succede l'imprevisto: il bar trasandato, carissimo e sporchetto di fronte al mio ufficio, chiuso da mesi per lavori, oggi finalmente ha riaperto. E come la zucca, si è trasformato in un superchic bistrot parigino, con colori grigi tenui, spazi curati, lampadari elegati, croissant francesi e caffè buonissimo, persone gentili e sorridenti e quell'aria di coccola che è esattamente quello che ti serve quando sei a lavoro. Probabilmente nella notte si trasforma in tugurio, ecco perchè chiude a mezzanotte, ma se tutte le mattine mi si presenta così, come una via di fuga da fretta, stress e caos, allora va benissimo. Seguiranno aggiornamenti su pranzi, aperitivi, cene e quant'altro, ma intanto la mattinata è decisamente migliorata.**
Insieme all'improvviso e folgorante pensiero che da domani si parte con il Calendario dell'Avvento. Si perchè il Natale è un'altra di queste bacchette magiche in grado di domare i miei neuroni impazziti. Datemi due luci, qualche ghirlanda, una fetta di pandoro e qualche campanellino tintinnante, e mi renderete mansueta come una mucca al pascolo.
Credo che la propensione al Natale sia questione di DNA. La Gnoma da giorni prima di tornare a casa dall'asilo vuole tassativamente entrare dal Brico e fare il giro di BabbiNatali, renne, decorazioni, presepi e luminarie varie. Chissà da chi ha preso.


*solo io credo che Tata Lucia sia la reincarnazione della Fata Smemorina?? No perchè sono identiche, fateci caso.
** per i milanesi, residenti o di passaggio: ovviamente diffondo nome e indirizzo di suddetto locale, su gentile richiesta!

11/24/2011

Giornatone

Giornate piene come un uovo. Piene anche di vuoti.
Oggi, in particolare: giornata di perdite, di lacrime, di sorrisi, di telefonate dal passato, di riunioni e di stanchezza, giornata di disdette e dispiaceri, di dubbi e scelte, giornata di rientri a casa dolci come una mamma che sistema la coperta di un bimbo che dorme.
Quando tutto, quando niente, e quando tutto e niente si mescolano insieme.
E alla fine della giornata, quello che senti è qualche ammaccatura, e molta vita.

11/21/2011

Due anni, miei e suoi

Mi capita di guardarla, la Gnoma duenne, e di chiedermi com’ero io, alla sua età.
A due anni, il mondo mi era già cambiato intorno, e vivevo con mia mamma a Roma, e mio papà all’estero, per lavoro, con la sua nuova compagna, che poi sarà la mia seconda mamma, la donna che gli sta accanto da 31 anni.
E allora guardo lei, la Gnometta, che ormai capisce tutto, si ricorda, chiede, interroga e pretende, e mi chiedo cosa domandavo io, allora. Se e come chiedevo di mio papà, se e come dimostravo tristezza, o rabbia, o paura.
Non sono pensieri tristi, né lamentosi, né rabbiosi o recriminatori – vorrei solo potermi vedere, bimba, allora, e magari potermi abbracciare un po’ con la sicurezza di chi sa che andrà tutto bene. Ché dubito che mia mamma, in quel periodo, ce l’avesse, quella sicurezza.
D’altra parte mi riempie di orgoglio sapere che io sto offrendo alla Gnoma qualcosa che non ho avuto, quella stabilità e quella sicurezza che io, a due anni, già non avevo. Non che questo la protegga da qualcosa, certo, lo so – ma probabilmente è nel dna delle neomamme cercare di compensare le proprie mancanze di bimbe, con i propri figli. Perché per quanto io sia contenta del mio percorso e di quella che sono oggi, mi piacerebbe tappare qualche buco, chiudere qualche cerchio, e far provare alla Gnoma quello che io per anni ho sognato e invidiato. Almeno lei potrà passare ad altre mancanze, ad altri errori. Che ci sono sempre, ma almeno li variamo un po’, tanto per non annoiarci.
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